IL DISCORSO DEL PAPA nell'udienza del 14 maggio 1979 "Carissimi! Il mio cordiale ed affettuoso benvenuto a voi, ragazzi del Piccolo Coro dell'Antoniano, ai vostri diletti genitori ed ai buoni Padri Francescani. So che avete molto desiderato questo incontro, per manifestarmi tutto il vostro affetto ed il vostro entusiasmo. Sono felice anch'io di potervi accontentare in questa pur breve udienza. Voglio anzitutto dirvi il mio apprezzamento per la meritata "fama" che vi siete acquistata in questi anni con le vostre simpatiche esecuzioni musicali, che hanno trovato il gradimento non soltanto dei vostri piccoli coetanei, ma anche degli adulti (come noi!...). E questo perché nelle vostre canzoni voi, con molta semplicità, date spesso voce armoniosa e concorde ai sentimenti di cui l'uomo vive e che appartengono al suo essere più profondo: l'amore e la solidarietà verso gli altri, specialmente più bisognosi, l'affetto e la gratitudine verso coloro che ci fanno del bene, il valore dell'amicizia, del bisogno di giustizia, di verità, del desiderio della bellezza, il rispetto della natura... Il vostro canto, limpido e cristallino, si innalzi sempre per esaltare, adorare, ringraziare Dio Padre, per tutto quello che Egli ha fatto e continua a fare per noi. "Voglio cantare al Signore finché ho vita, / cantare al mio Dio finché esisto. / A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore", così esclama il Salmista (Salmo 103 (104), 33 s.). La gioia! Di essa siate portatori e trasmettitori. E' vero: il canto è il linguaggio più elevato col quale l'uomo esprime i suoi sentimenti, con la speranza, l'attesa, l'amore, l'angoscia, il dolore, ma specialmente la gioia. Cantate sempre la gioia! La gioia di vivere, di essere in pace con voi stessi, con gli altri, con Dio. Siate sempre buoni; siate sempre amici, fratelli sinceri di Gesù; realizzate, secondo le vostre possibilità, gli insegnamenti del Vangelo; comunicate questa gioia cristiana ai vostri piccoli compagni e discepoli; donatela ai grandi, che talvolta sembrano avere smarrito il senso vero della letizia. Una parola speciale è dovuta alla vostra direttrice, che ci ha mostrato oggi un magnifico concerto del suo coro; a tutti i superiori della vostra piccola comunità artistica. A voi tutti, ai vostri genitori, ai Padri Francescani, i miei auguri e la mia particolare benedizione Apostolica".
CIAO, MARIELE!
Mariele da quarant'anni è entrata in tutte le case, e ha rappresentato la vita, l'anima per lo Zecchino d'Oro.
Non ricordatela mai piangendo, anche se il dolore del distacco è umano.
Io vi dò una di quelle notizie importanti che hanno i Capi di Stato: Mariele continua a dirigere cori; i cori degli angeli e degli arcangeli.
Voi avete questo angelo che vi ha guidati per anni, che continua a dirigere cori di gloria, di armonia, di protezione...
Sta svolgendo un compito che è irraggiungibile ma incantevole: fa scendere una pioggia di note che portano dolcezza nell'anima, che portano pace, che portano gioia.
Oscar Luigi Scalfaro ai bambini del Piccolo Coro il 5 dicembre 1997
Mariele: un dono indimenticabile. Minuta, piccola, ma tanto grande. Con un cuore traboccante di gioia e di amore contagioso.
La sua fede ci permette di rompere, per un momento, il velo del tempo.
La sentiamo presente, viva più che mai, in Dio. Accanto a noi, accanto ai piccoli. Soprattutto. Per essi aveva dato la vita, sognando un'umanità migliore nata da una fraternità che nel canto trovava spazio di amicizia vera.
Anche se il dono di lei è stato fatto, in misura diversa, la sentiamo tutti così "nostra": - I familiari, ai quali esprimiamo riconoscenza; - I Frati dell'Antoniano, con i quali ha condiviso vita e ideali; - I piccoli, per i quali si è consumata con tanto amore; - Noi tutti che abbiamo avuto la fortuna di conoscerla.
Grazie, Signore Gesù, per la nostra sorella Mariele.
Grazie, Mariele, per essere stata con noi.
Grazie, Mariele, perché ti sentiamo tra noi.
Grazie per averci insegnato ad amare le cose semplici, pulite, per averci aiutato a vivere con serenità. E a sognare cose belle, meravigliose, durature. Ti portiamo nel cuore con tanto amore. Ancora e per sempre.
Mons. Ruggero Franceschini, vescovo cattolico dell'Anatolia.
Mariele Ventre come tutti io l'ho sempre vista poco, all'inizio la si vedeva appena e di spalle, però tutti vedevamo gli occhi dei bambini del Piccolo Coro e dei solisti che guardavano tutti da una parte sola, dove evidentemente c'era Mariele Ventre... (...) e adesso siamo rimasti senza Mariele Ventre, è perché abbiamo bisogno di lei che la ricordiamo e non vogliamo perderla, che ci terremo stretti a lei più che potremo, che canteremo in coro fino a quando avremo novant'anni Quarantaquattro gatti oppure E' tanto facile, non è difficile, se a novant'anni arriveremo, e ci commuoveremo, ci commuoveremo non per uno stupido sentimento di ritornare bambini, non è mai vero che si ritorna bambini, ci commuoveremo perché ci sentiremo salvati, ci sentiremo redenti da Mariele Ventre e dal maestro Bussoli e da Cino Tortorella e da tutti i bambini del Piccolo grande coro dell'Antoniano, da Alarico soprattutti, non sarà mai dimenticato Alarico, io spero, ricordatevi di Alarico che quand'era piccolo fu un grande; e ricorderemo queste cose e queste persone, e ci sentiremo redenti.
Giulio Mozzi, "Il male naturale", 1998
estratto dal libro "Mariele" di Berardo Rossi
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